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  1. karatehose
     
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    Mi chiamo Silvia, sono una donna di 45 anni vivo ad Udine ed ho un salone di acconciature in centro citta’ che gestisco con delle collaboratrici in quanto spesso sono in giro per corsi e riunioni con le piu’ importanti case di cosmesi.
    Sto percorrendo la A1 in direzione dell’italia, Vienna era ormai alle mie spalle da almeno un centinaio di chilometri, il corso di aggiornamento si era concluso bene, con un buon accordo per la fornitura di un nuovo ed innovativo prodotto da distribuire nel mio salone. Sono stanca, la radio al massimo volume aiuta a tenermi sveglia, sono le 23.30 e sono in piedi dalle 6.30 del mattino, l’indicatore del gasolio segna quasi la riserva.
    Decido di fermarmi in un area di servizio per rifornire e per rinfrescarmi un po’, accosto alla pompa di benzina e scendo dalla macchina per servirmi al distributore automatico, infilo il bocchettone nella pompa e metto la tacca per l’erogazione automatica, mentre il gasolio entra nel serbatoio mi appoggio distrattamente all’auto sgranchendomi le gambe intorpidite, c’e’ un aria fresca e la stazione di servizio e’ deserta, a parte tre camionisti che stanno armeggiando con un distributore automatico di sigarette, si accorgono di me, appoggiata alla portiera dell’auto con le braccia conserte, mi fissano, poi uno di loro si rivolge agli altri due dicendo qualcosa, ridono.
    Estraggo il bocchettone, risalgo in macchina e parcheggio vicino alle toilettes, per una sistematina al trucco ormai vecchio, scendo inserisco l’antifurto e mi dirigo con passo spedito verso i bagni, entro ed e’ tutto stranamente silenzioso, deserto e pulitissimo, il pavimento luccica, e’ tardi e probabilmente sono stati appena puliti ma il rigore e la precisione teutonica si vedono anche da questi particolari, c’e’ una lunga fila di lavandini perfettamente puliti con dietro uno specchio che arriva fino a terra, mi guardo, certo l’aria e’ un po’ stanca ma sono ancora presentabile, nel mio tailleur grigio, giacca di taglio maschile, camicia e pantalone alla caviglia, le immancabili decolte’ Casadei tacco 10 completate dalle mie collant OMSA naturali 20 denari, mi sistemo i capelli,una risciaquata al viso, penso gia ai chilometri che mi mancano a casa quando all’improvviso sento che c’e’ qualcuno nell’antibagno sbircio guardando di riflesso nello specchio davanti a me e li vedo: I camionisti ! una scarica di adrenalina mi pervade, sono tre e sono schierati uno a fianco all’altro, finisco di sistemarmi il trucco e li guardo specchiati, ora sono dietro a me a non piu’ di due metri, uno sogghigna gli altri due sono seri, sempre senza voltarmi chiedo: “non avete per caso sbagliato bagno? Questo e’ quello delle signore” –“no, cercavamo proprio te” dice uno di loro con tono perentorio, accento turco penso, a quel punto mi volto –“beh allora forse avete anche sbagliato persona” mi appoggio al lavandino ed incrocio le gambe davanti a me, guardandoli con aria di sfida –“tu dici?” sorride quello che ha parlato prima – “lo sai che si paga per usare i bagni e non essendoci i sorveglianti dovrai pagare noi “ ridono tutti e tre scambiandosi una pacca sulle spalle – “ah interessante e come vorreste essere pagati?” gli chiedo mentre con un piede mi sfilo una scarpa come giocherellando per stuzzicarli, la cosa non sfugge ad uno dei tre, un tizio sul metro e novanta, con i baffi folti, il suo sguardo continua a spostarsi dal mio piede al mio volto e poi di nuovo al piede.. –“tu adesso vieni con noi sui nostri camion e te lo spieghiamo” dice sempre il piu’ loquace dei tre.
    -“e perche’ non vi fate pagare qui “ aggiungo lasciando scivolare la giacca sul lavandino e sfilandomi anche l’altra decolte’ – “come preferisci” dice “lingualesta” e viene verso di me armeggiando con la zip dei suoi jeans con un espressione truce ed eccitata, espressione che di colpo muta in una smorfia di dolore appena il velato strato delle mie 20 denari che ricopre il collo del mio piede destro impatta con i suoi testicoli –“tu…” cerca di squittire mentre si piega in maniera innaturale coprendosi con le mani chiuse a coppa i suoi genitali ma a quel punto io sono gia pronta per la ginocchiata che arriva precisa in piena bocca e lo manda schiena a terra verso le porte dei bagni.
    Dopo un attimo di smarrimento gli altri due mi sono addosso uno mi tiene da dietro l’altro di fronte carica un pugno ma io sono piu’ furba e veloce di lui, facendo leva su quello che mi tiene da dietro mi inarco e piazzo un calcio frontale in faccia a quello che sta cercando di colpirmi, sotto il tallone velato sento uno strano scricchiolio, ho mirato al naso, spero di averglielo rotto, ed a giudicare da come urla direi di si, si allontana tenendoselo tra le mani ed insultandomi in una lingua sconosciuta, l’emergumeno che mi sta tenendo da dietro si lascia sfuggire un –“brutta tr..” ma la frase non riesce a finirla perche’ la mia OMSA arriva a segno con un perfetto back kick alle palle, il mio tallone velato affonda nelle sua molle virilita’ e soffoca la sua frase che si tramuta in una specie di muggito gorgogliante, molla la presa su di me io mi giro e lo vedo in una buffa postura con le gambe piegate ad x le ginocchia che si toccano e le sue rudi mani da camionista affondate sui suoi testicoli, la faccia rossa e lo sguardo implorante, ma io non ho pieta’ di chi attacca una donna, faccio un passo avanti lo afferro per i capelli e tirando con forza verso il basso alzo contemporaneamente il mio ginocchio destro, l’impatto e’ devastante ed anche il suo bel nasino e’ andato, lo lascio e crolla inanimato a terra in una posizione innaturale con le gambe incrociate, questo di sicuro non dara’ piu’ noia per tutta il resto della serata penso.
    Anni di Karate e di corsi di difesa personale mi hanno forgiata e preparata so perfettamente cosa fare, mister “naso rotto” accecato dalla rabbia mi attacca di nuovo, tenta un pugno al volto che io in modo quasi automatico paro e devio alzando il mio avambraccio destro, ora lui ha la guardia abbassata ed e’ quello che una donna aspetta, perfetto calcio frontale, la punta leggermente rinforzata della mia OMSA lo colpisce in pieno scroto dal basso verso l’alto, l’effetto non tarda a farsi sentire, un urlo sordo esce dalla sua bocca mentre crolla in ginocchio davanti a me mettendo le mani a protezione ormai inutile dei suoi ridicoli testicoli -“allora super macho hai qualche problema a stuprare una donna ?” dico con aria di sfida, lui mi guarda ma non riesce a parlare allora io con un calcio laterale al mento lo metto a nanna definitivamente.
    Mi guardo in giro, due super maschioni turchi sono ormai ko invece lingua lesta, il primo, si sta rimettendo in piedi reggendosi ad un lavandino…lo guardo e mi scappa un sorriso la zip dei jeans e’ aperta ma poi le cose non sono andate secondo i suoi piani –“allora super uomo ti fai battere da una donna sola?” – “pensa se lo sapessero tutti i tuoi amici camionisti che vergogna” le mie parole sono per lui come lame in una piaga, era chiaro che aveva una considerazione della donna e del suo ruolo tipica dei maschilisti piu’ beceri ed io volevo dargli una bella lezione sul rispetto del genere femminile.
    Ormai e’ in piedi cieco di rabbia mi attacca, un passo verso di me, ma io sono agile e veloce, calcio alto frontale ad anticipare il suo movimento, il mio piedino che arriva in faccia, colpo non decisivo ma volevo farlo innervosire e ridicolizzarlo, lui scrolla la testa ed attacca ancora io anticipo ancora ed entro nella sua guardia con ancora un calcio alto che arriva in bocca –“allora supermacho come sono le mie OMSA ? morbide vero? non e’ molto macho farsi prendere a calci in faccia da una donna sei sicuro di non riuscire a fare nulla di meglio? “ la sua reazione non si fa attendere, schiuma rabbia ed ancora con la patta aperta tenta di nuovo di colpirmi ma stavolta invece di parare il suo pugno mi abbasso e lo faccio andare a vuoto, colpendo l’aria si sbilancia e ruota quasi su se stesso non se ne rende conto ma ora io sono esattamente dietro a lui, era quello che volevo, un semplice e classico calcio frontale e la mia calza arriva a segno da dietro in mezzo alle sue palle. Il calcio nella sua semplicita’ e’ devastante, l’impatto con lo scroto perfetto, guardandolo nello specchio vedo la sua espressione facciale cambiare di colpo ed il suo volto deformarsi per il dolore, nell’immagine riflessa a malapena si nota la punta della mia OMSA spuntare davanti tra le sue gambe, e’ incredibile come un piccolo piedino n. 39 possa arrecare un tale trauma ad un maschio adulto di almeno 90 kg, ritraggo il piedino e l’emergumeno si accartoccia in ginocchio emettendo strani muggiti e cercando di alleviare il dolore comprimendosi i testicoli con le mani, lo aggiro ora sono di fronte a lui rincaro la dose –“ allora super macho umiliante vero farsi spaccare le palle da una OMSA 20 denari !” decido che lo voglio a terra e mi preparo per un calcio laterale che lo prende alla mascella e lo mette schiena a terra mi avvicino e poso il mio piedino sulle sue palle e schiaccio come volessi spegnere una sigaretta –“allora coglione la mamma non ti ha insegnato che non si importunano le signore in collant?” lui rosso in volto non riesce a dire nulla e con le mani sulla mia caviglia cerca inutilmente di liberarsi dalla pressione del mio piede, emette una specie di gorgoglio e poi riesce a sbiascicare un –“bbbasta “ –“ah bene ora immagino sei pentito di averci provato, ma ormai e’ troppo tardi per le scuse “ afferro un suo braccio e con una presa di JU-JITSU metto in leva il suo polso facendolo urlare dal dolore, una piccola pressione in piu’ ed il polso si sarebbe rotto, da questa posizione di vantaggio gli metto un piede velato in faccia e continuo a rigirare la sua articolazione –“ora chiedimi scusa e bacia la mia calza” dopo un paio di secondi senza risultati aumento la pressione sul polso e come d’incanto sento dalla sua bocca uscire le parole –“scusi tanto signora” e poi le sue ruvide labbra sulla pianta del mio piede –“ho detto baciami la calza stronzo!” e per rafforzare il mio ordine ritraggo per un istante il piede ed assesto una veloce quanto efficace tallonata ai testicoli dell’imbecille un muggito piu’ forte mi fa capire che il colpo lo ha sentito, rimetto il piede sulla sua bocca ed ora sento distintamente i leggeri schiocchi di fugaci baci –“ah bene vedo con piacere che il super macho ha chiesto scusa e sta baciando le collant della donna che lo ha steso.. direi che come lezione puo’ bastare” libero il suo polso dalla chiave articolare e lascio andare il suo braccio che immediatamente corre alle palle a tenersele… io sorrido e mi giro verso lo specchio, mi sistemo i capelli e mi rimetto le scarpe , prendo la mia borsa che avevo lasciato cadere a terra, e’ semiaperta e dentro noto la confezione di collant di riserva che ogni donna tiene in borsetta, un rapido sguardo ai tre malcapitati stesi a terra in vari punti del bagno ed un sorriso beffardo si staglia sul mio volto, la femminista che c’e’ in me sta uscendo ancora una volta.
    Apro la confezione prendo le collant, le appallottolo e mi avvicino al primo aggressore ….. lo guardo, steso a terra un lamento flebile esce dalla sua bocca il naso innaturalmente storto con un filo di sangue che esce e raggiunge le labbra -“apri la bocca coglione!” e’ il mio ordine perentorio a cui non segue nessuna azione allora uso metodi piu’ efficaci, poso la scarpa sulle sue palle premendo un po’ ed il risultato come d’incanto arriva in un secondo bocca spalancata a dovere in cui ci infilo dentro il mio collant nuovo, lo guardo e non riesco a non sorridere per il buffo aspetto che aveva quell’imbecille, contorto a terra con le mani sulle sue preziose palle e con una parte del mio collant che spuntava dalle labbra socchiuse.
    Afferro la borsa e mi dirigo verso l’uscita dove incrocio un addetto alle pulizie che inizia il suo turno –“mi scusi ma guardi che il bagno delle signore e’ tutto sporco ci sono tre stronzi sul pavimento”
    Esco all’aperto l’aria era un po’ piu’ tagliente di prima, un sorriso sul mio volto ed il pensiero di aver “sacrificato” un paio di OMSA per una giusta causa.
     
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